CASO BAMBINA LENTI ORTOCHERATOLOGICHE NOTTURNE

LENTI ORTHO-K

Un’applicazione non invasiva con effetto correttivo. Il caso di Giada, 11 anni

Non è inusuale che i bambini non sopportino gli occhiali e manifestino gesti di rifiuto nei confronti del loro uso. Molto spesso la necessità di portare gli occhiali può diventare un grande problema, in particolare dopo i 6 anni e durante la pre-adolescenza, in cui si diventa suscettibili al giudizio degli altri ed il confronto con i coetanei è parte determinante del processo di ricerca della propria identità.

Abbiamo conosciuto Giada qualche anno fa quando aveva 8 anni, quando con la mamma si è rivolta a uno dei nostri centri Punto Ottico Humaneyes. Presentava una leggera miopia di -0.75, che progressivamente peggiorava. Inizialmente Giada rifiutava gli occhiali, che, nell’ultimo periodo, portava solo in casi di necessità assoluta, per esempio per poter leggere alla lavagna a scuola. A 11 anni Giada presentava una miopia di -2.75 ad entrambi gli occhi. Il rifiuto degli occhiali era tale che preferiva rinunciare a vedere meglio il mondo che la circondava piuttosto di indossarli.

Durante un controllo di routine, quando Giada aveva 11 anni, abbiamo parlato a lei e alla mamma della possibilità dell’applicazione delle lenti ortocheratologiche notturne. Pur essendo una tecnica ampiamente consolidata, l’ortocheratologia è ancora poco nota all’utente finale. Anche l’oculista ha approvato la soluzione proposta e non ha rilevato controindicazioni a questo tipo di applicazione. Abbiamo quindi realizzato l’applicazione di lenti ortocheratologiche notturne quando Giada aveva 11 anni.

“L’ortocheratologia è un trattamento che consiste nella riduzione o risoluzione temporanea del difetto visivo andando a modificare la curvatura corneale durante la notte, permettendo la visione nitida durante il giorno. Questa procedura transitoria, reversibile e non invasiva offre il vantaggio di non dover ricorrere all’utilizzo di occhiali o lenti a contatto durante l’arco dell’intera giornata.”

 

Perché abbiamo proposto a Giada le lenti Ortho-K?

Le lenti Ortho-K hanno permesso di liberare Giada dall’ausilio dell’occhiale, senza costringerla a indossare le lenti a contatto tutto il giorno (una soluzione che sarebbe risultata invasiva per una bambina di 11 anni in fase di crescita). Inoltre, questa tecnica ampiamente consolidata è utilizzata anche nel campo della prevenzione come contrasto della progressione miopica.

 

In cosa consiste il monitoraggio periodico?

Giada ha accettato le lenti fin da subito ed è monitorata con costanza ogni 6 mesi presso le nostre strutture specializzate. Da quando porta le lenti ortocheratologiche notturne ad oggi (giugno 2022) la sua miopia non è peggiorata: la vista è stabile. A 13 anni Giada vede 12 decimi monocularmente e 16 decimi binocularmente. Monitorare l’applicazione delle lenti è parte fondamentale del nostro lavoro. Nel caso di Giada, il monitoraggio avviene ogni 6 mesi perché sta crescendo. È importante monitorare la bontà dell’applicazione e la salute fisiologica della cornea. Durante il monitoraggio sterilizziamo le lenti e, nel caso di pre-adolescenti e adolescenti che sono in età evolutiva, controlliamo anche se con le lenti Ortho-K si è raggiunto l’obiettivo di contenere la progressione della miopia. Parallelamente ai nostri controlli, Giada è seguita anche da un medico oculista.

 

Vista e qualità della vita. Quale rapporto?

I sensi rivestono un ruolo importante nella percezione che abbiamo del mondo. La vista è il senso preposto alla percezione degli stimoli visivi e lavora in sinergia con tutti gli altri sensi, che ci permettono di interagire con l’ambiente. Non vedere bene condiziona la nostra quotidianità a livello pratico, ma può anche avere conseguenze psicologiche e relazionali che la influenzano ad un livello più profondo, con risvolti sulla socialità e sullo sviluppo dell’identità dell’individuo. Ad esempio, non vedere bene può portarci ad evitare di svolgere alcune attività, precludendoci esperienze e occasioni di socialità. Possono emergere sentimenti di inadeguatezza, di incertezza e mancanza di autostima che vanno a condizionare l’immagine che una persona ha di sé. Risolvere le problematiche visive, trovando la soluzione che più si adatta alle singole esigenze dell’individuo, significa contribuire al miglioramento del suo benessere quotidiano.